LE API A RISCHIO ESTINZIONE
SENZA API NON C'É VITA: LA SITUAZIONE DELICATA DELL'ECOSISTEMA
Nel corso degli ultimi anni in Italia si sono registrate perdite di api tra cento e mille volte maggiori di quanto osservato normalmente (EFSA, 2008).
La moria delle api costituisce un problema sempre più grave in molte regioni italiane, a causa di una combinazione di fattori, tra i quali la maggiore vulnerabilità nei confronti di patogeni (protozoi, virus, batteri e funghi) e parassiti (quali Varroa destructor, Aethinia tumida, Vespa vetulina e altri artropodi, incluse altre specie alloctone), i cambiamenti climatici e la variazione della destinazione d'uso dei terreni in periodi di penuria di fonti alimentari e di aree di bottinamento per le api. Infine, una progressiva diminuzione delle piante mellifere e l'uso massiccio di prodotti fitosanitari e di tecniche agricole poco sostenibili rappresentano ulteriori fattori responsabili della scomparsa delle api.
La biodiversità mondiale dipende dalle api grazie a un processo noto come "dipendenza simbiotica"; Questa relazione inizia quando l'insetto usa polline e nettare per nutrirsi e produrre miele, mentre trasferisce i semi da una pianta all'altra.
Senza api, l'attività agricola potrebbe scomparire e, di conseguenza, morirebbero milioni di persone e animali. La natura è molto saggia e anche la catena alimentare ha un suo equilibrio vitale. L'impollinazione crea piante che vengono consumate dagli erbivori, che sono le prede dei carnivori.
Se le api scompariranno e, con loro la nostra biodiversità, il modello della civiltà umana a cui siamo abituati collasserà su sé stesso. La quantità di esseri viventi potrebbe essere ridotta drasticamente e coloro che sopravvivono non potrebbero più consumare cibi naturali, ma solamente quelli preparati in fabbrica o in laboratorio.
COSA PROVOCA L'ESTINZIONE DELLE API?

I motivi sono vari, e riguardano i cambiamenti climatici, l'utilizzo di pesticidi e la prevalenza di monoculture.
CAMBIAMENTI CLIMATICI
PESTICIDI
MONOCOLTURE
NEMICI NATURALI
I CAMBIAMENTI CLIMATICI

L'intensificarsi dei fenomeni dei cambiamenti climatici negli ultimi anni ha costituito una grave minaccia per le api, per loro sta diventando sempre più difficile adattarsi ai nuovi cambiamenti degli ecosistemi.
I cambiamenti climatici stanno influenzando le risorse floreali a loro disposizione e stanno introducendo un maggior numero di nemici naturali, andando ad indebolire le api stesse. La combinazione di questi ed altri elementi ha portato ad un grave declino della specie e di altre specie di api impollinatrici.
Nell'ultimo quinquennio sono andati persi 10 milioni di alveari nel mondo, quasi 2 milioni l'anno.
I PESTICIDI

Il polline è la principale fonte proteica per le api, mentre dal nettare ricavano gli zuccheri. Purtroppo, nel passaggio dalla raccolta al deposito in alveare, le api importano cibo contaminato.
Una volta negli alveari, i residui dei pesticidi riescono a intossicare la covata, con effetti letali sulle larve e sulla stessa regina.
A sottolineare questa situazione piuttosto drammatica, recenti studi hanno rilevato che:
nel 62% dei casi di alveari analizzati è stato rilevato un pesticida;
nel 38% dei casi era presente la combinazione di due pesticidi;
nel 39% dei casi la concentrazione di pesticidi è stata trovata oltre il limite di sicurezza per il consumo umano;
nel 13% dei casi la quantità trovata era oltre la soglia di tossicità per le api.
il 75% risulta essere contaminato da insetticidi sistemici, i famigerati neonicotinoidi;
il 45% dei campioni di miele contiene due neonicotinoidi;
nel 10% ne risultano addirittura tre.
Anche la rivista Science ha pubblicato le analisi di numerosi campioni di miele:
Gli effetti della combinazione di più pesticidi è sconosciuta, ma in molti casi la loro sinergia si traduce in un aumento della tossicità.
MONOCULTURE

E' ormai risaputo la scomparsa di diverse specie di insetti che per secoli hanno beneficiato delle colture agricole come area di pascolo. Le api, fondamentali per garantire il processo di naturale impollinazione, fanno parte di questo gruppo. Tra le motivazioni che hanno portato a questa moria c'è l'utilizzo delle monocolture, che porta quindi ad una mancanza di biodiversità colturale.
Le monocolture non solo indeboliscono la fertilità del terreno, ma impediscono anche alle piante selvatiche, di crescere e di conseguenza di fiorire. Le monocolture di oggi sono studiate per soddisfare i bisogni degli esseri umani e del settore zootecnico.

L'ape nello specifico si nutre soprattutto con il nettare chiamato nuziale o floreale, prodotto dalle angiosperme. Non tutti i tipi di nettare sono uguali ma con la monocultura le api hanno sempre e solo la stessa unica fonte di nettare ed è per questo che incorreranno ad inevitabili carenze alimentari come per esempio sali minerali, enzimi, vitamine...
Le attuali pratiche di monocolture e di sostanze fitoterapiche sono dannose non solo per le api, ma per l'intera biodiversità, quindi anche per le piante e per altri animali. E' stato infatti registrato un forte declino del numero di varietà di specie; tra gli animali più colpiti oltre alle api ci sono: farfalle, specie di uccelli, rettili, anfibi, molluschi e pesci. In Europa, la Corte dei Conti ha rilevato una diminuzione di biodiversità del 30% dal 1990 ad oggi.

NEMICI NATURALI
UCCELLI INSETTIVORI
Molti degli uccelli che si nutrono di insetti sono tra gli animali più pericolosi per le api, dannosi soprattutto per le regine quando intraprendono il volo di fecondazione. Tra questi uccelli nemici delle api troviamo le rondini, i picchi, i merli, le cince, i rondoni, gruccioni e balestrucci.
PICCOLI MAMMIFERI
Il topo di campagna, le volpi, i ghiri e le puzzole sono tra i piccoli mammiferi più famosi per il saccheggio degli alveari. A loro si accosta il riccio che è ghiotto anche delle api stesse, oltre che del loro miele. E poi abbiamo un mammifero che vive spesso a spese delle api, che però non è così piccolo, ed è l'orso, ghiottissimo di miele.
RETTILI MAMMIFERI
Anche alcuni rettili e anfibi come la lucertola e i rospi sono nemici delle api, poiché loro predatori. Per fortuna, però, si cibano solo di api anziane o malate che cadono sull'erba durante il volo.
RAGNI
I ragni sono molto ghiotti di api e alcuni di loro sono tanto furbi da tessere tele in prossimità di alveari, aspettando pazientemente un'ape maldestra che vi cada dentro.
LA VARROA
La varroa è il nemico numero uno delle api. È un acaro colpevole della maggior parte delle morie delle api che avvengono di tanto in tanto nel nostro Paese. La varroa depone le proprie uova nelle celle delle api e si nutre delle larvi di queste ultime. Crescono, quindi nelle celle, soprattutto quelle maschili, per poi proseguire sulle api stesse alle quali succhiano la linfa, causandone la morte prematura.
CALABRONE
Soprattutto nel periodo autunnale, quando il calabrone fatica a trovare del cibo, diventa un predatore temutissimo dalle api, poiché riesce ad attaccare gli alveari e saccheggiarli, creando danni molto importanti per la casa delle api anche se non causano direttamente la loro morte.
VESPA VELUTINA
La vespa velutina, o vespa asiatica, è arrivata in Europa nei primi anni del 2000. Si nutre di api e può portare alla morte intere famiglie direttamente introducendosi negli alveari. A volte, addirittura le attacca mentre sono intente a poggiarsi sui fiori. Si differenzia dal calabrone che tutti conosciamo per le dimensioni più ridotte e per il colore giallo delle zampe.
L'UOMO
Ma, ovviamente, il nemico più temibile per le api, come per molti altri animali, è proprio l'uomo. Con l'uso indiscriminato e per nulla controllato di pesticidi sta mettendo in pericolo la vita di intere specie di api, insieme all'inquinamento ambientale, i disboscamenti e le distruzioni dirette degli alveari.